domenica, novembre 12, 2006

Cross Blog: Il libero mercato e la Responsabilità

Questo post raccoglie le risposte che io ho dato nel blog di azimut come risposta ad alcune sue domande sul libero mercato e sulle responsabilità che comporta il commercio. Trovate qui il suo articolo.
In pratica si può riassumere in tre domande:
1) E' giusto vendere a "sistemi" che non rispondono ai principi liberali di divisione e equilibrio tra i poteri?
2) E' giusto che "sistemi" che non rispondono ai principi liberali di divisione e equilibrio tra i poteri facciano parte del consesso mondiale?
3) E' giusto che i parametri numerici della crescita economica prescindano dagli effetti "ambientali" a medio-lungo termine?

Di seguito in blu le mie risposte, che ho ritoccato solo per correggere la forma:

Il commercio nasce per migliorare la situazione economica sia di chi vende sia di acquista il bene. Chiaramente ci devono essere limiti a ciò che si vende, ci devono essere prodotti la cui vendita è regolamentata (es. pornografia, armi) o vietata (es. droga).
Ora il tuo dubbio è sul materiale che ha un uso civile, ma con opportune modifiche può avere un uso militare...qui il campo è troppo vasto e ambiguo. Pensiamo al carburante normalmente è civile, ma se lo usiamo per alimentare dei carri armati è militare. In questo caso la scelta deve essere a priori o si decide che non si commercia con certe nazioni o si decide di regolamentare/vietare solo prodotti che abbiano come scopo principale quello militare.
Ad esempio nel tuo caso la Brembilla può fornire pure tutte le condutture, ma senza l'uranio non potrebbe mai entrare in funzione la centrale.
Dovrebbe essere l'uranio il materiale da vietare al commercio.

Sulla stessa lunghezza d'onda gli stati arabi foraggiano tranquillamente chi vogliono proprio perché sanno di essere l'unico fornitore di energia tramite il petrolio, se le fonti fossero differenziate (carbone, nucleare, gas, eolico, ecc, ecc) i paesi occidentali si potrebbero permettere di avere altri rapporti con questi stati.
Non è un caso che la Cina nella sua fame di petrolio si rivolga in preferenza agli stati retti da governi discutibili, che devono trovare acquirenti che non facciano troppe storie sulla loro moralità.

Sul punto 2 credo che sostanzialmente si paghi il fatto che l'ONU era nato in tempi di contrapposizione fra Est e Ovest, doveva essere un arena pacifica fra il blocco occidentale e orientale. Non ha quindi la struttura per rispondere ai problemi geopolitici attuali in cui il cattivo di turno è un stato canaglia.
Altre strutture politiche cercano di adeguarsi ai tempi si pensi al G8 con l'inclusione della Russia e fra un po' della Cina, ai tentativi di riforma dell'EU con figure come mister PESC che tenti di dare un unica voce in politica estera o con i tentativi di un esercito comune.
L'ONU invece rimane fermo bloccato dai mille veti, visto che l'ambizione è diventare un membro permanente piuttosto che trovare delle regole minime per governare i conflitti.

Sul terzo punto mi sento di darti pienamente ragione, ma questo è dovuto a una nuova serie di manager che operano sul breve, lo fanno sulle aziende bloccando la manutenzione e il rinnovamento degli impianti, lo fanno con l'ambiente con il ritorno economico a breve rispetto a quello a lungo periodo.

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