martedì, dicembre 29, 2009

Il libero mercato e il suo fallimento

Un volantino dell'A2A (l'azienda municipalizzata di Milano) qualche mese fa mi aveva suggerito l'idea per un post, poi la pigrizia e gli impegni mi hanno fatto accantonare l'idea.
Tra azienda e consumatore c'è un'asimmetria informativa, relativa la prezzo dell'elettricità. Il prezzo dell'energia è si legato al prezzo del petrolio, ma non in maniera lineare e con una differenza di tempo.
Asimmetria che gioca anche su un altro fattore la paura dei rincari improvvisi, eravamo appena venuti da un periodo in cui il petrolio era stato, sia pur per breve tempo, oltre i 100 dollari al barile.
Se arriva una proposta di bloccare il prezzo dell'energia per tutto il 2010 un consumatore memore del bagno di sangue dell'anno prima non può che accettare felice, mentre una persona che conosce i meccanismi del mercato sa che il prezzo sarebbe tendenzialmente sceso, per via del petrolio che era sceso a 30 dollari, con un dollaro per di più in fase calante.

Ecco infatti la notizia che ratifica il calo seppur leggero delle bollette elettriche
In calo, invece, le tariffe di riferimento per l'energia elettrica: -2,2% per il primo trimestre 2010. Lo ha stabilito l'Autorità per l'energia e il gas.

fonte Il Sole 24 Ore

Per la gioia dei consumatori che avranno il prezzo bloccato con le tariffe più elevate, sia pur di un 2%.

giovedì, dicembre 24, 2009

Christmas 1914 In no man's land

"Janet, sorella cara, sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale. In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non l'avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia! "Le prime battaglie hanno fatto tanti morti, che entrambe le parti si sono trincerate, in attesa dei rincalzi. Sicché per lo più siamo rimasti nelle trincee ad aspettare.

Ma che attesa tremenda! Ci aspettiamo ogni momento che un obice d'artiglieria ci cada addosso, ammazzando e mutilando uomini. E di giorno non osiamo alzare la testa fuori dalla terra, per paura del cecchino. E poi la pioggia: cade quasi ogni giorno. Naturalmente si raccoglie proprio nelle trincee, da cui dobbiamo aggottarla con pentole e padelle.

E con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede e più. S'appiccica e sporca tutto, e ci risucchia gli scarponi. Una recluta ha avuto i piedi bloccati nel fango, e poi anche le mani quando ha cercato di liberarsi...» «Con tutto questo, non potevamo fare a meno di provare curiosità per i soldati tedeschi di fronte noi. Dopo tutto affrontano gli stessi nostri pericoli, e anche loro sciaguattano nello stesso fango. E la loro trincea è solo cinquanta metri davanti a noi." "Tra noi c'è la terra di nessuno, orlata da entrambe le parti di filo spinato, ma sono così vicini che ne sentiamo le voci. Ovviamente li odiamo quando uccidono i nostri compagni.

Ma altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di avere qualcosa in comune. E ora risulta che loro hanno gli stessi sentimenti. Ieri mattina, la vigilia, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Benché infreddoliti l'abbiamo salutata con gioia, perché almeno ha indurito il fango." "Durante la giornata ci sono stati scambi di fucileria.

Ma quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il nostro primo silenzio totale da mesi! Speravamo che promettesse una festa tranquilla, ma non ci contavamo." soldati che fraternizzano fuori dalle trincee "Di colpo un camerata mi scuote e mi grida: ?Vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi! Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia». «Non ho mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d'occhio. Che cos'è?, ho chiesto al compagno, e John ha risposto: 'alberi di Natale!'. Era vero. I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini." "E poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: ' stille nacht, heilige nacht…'. Il canto in Inghilterra non lo conosciamo, ma John lo conosce e l'ha tradotto: 'notte silente, notte santa'.

Non ho mai sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa. Quando il canto è finito, gli uomini nella nostra trincea hanno applaudito. Sì, soldati inglesi che applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a cantare, e ci siamo tutti uniti a lui: 'the first nowell (1) the angel did say…'. Per la verità non eravamo bravi a cantare come i tedeschi, con le loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti, e poi ne hanno attaccato un'altra: 'o tannenbaum, o tannenbaum…'. A cui noi abbiamo risposto: 'o come all ye faithful…'. (2) E questa volta si sono uniti al nostro coro, cantando la stessa canzone, ma in latino: 'adeste fideles…'». «Inglesi e tedeschi che s'intonano in coro attraverso la terra di nessuno!" "Non potevo pensare niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è stato di più. 'Inglesi, uscite fuori!', li abbiamo sentiti gridare, 'voi non spara, noi non spara!'.

Nella trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato per scherzo: 'venite fuori voi!'. Con nostro stupore, abbiamo visto due figure levarsi dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e avanzare allo scoperto." "Uno di loro ha detto: 'Manda ufficiale per parlamentare'. Ho visto uno dei nostri con il fucile puntato, e senza dubbio anche altri l'hanno fatto - ma il capitano ha gridato 'non sparate!'. Poi s'è arrampicato fuori dalla trincea ed è andato incontro ai tedeschi a mezza strada. Li abbiamo sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano è tornato, con un sigaro tedesco in bocca!" "Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di noi.

Alcuni di noi sono usciti anch'essi e in pochi minuti eravamo nella terra di nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzate poche ore prima». «Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti attorno, inglesi in kaki e tedeschi in grigio. Devo dire che i tedeschi erano vestiti meglio, con le divise pulite per la festa. Solo un paio di noi parlano il tedesco, ma molti tedeschi sapevano l'inglese. Ad uno di loro ho chiesto come mai. 'Molti di noi hanno lavorato in Inghilterra', ha risposto. 'Prima di questo sono stato cameriere all'Hotel Cecil." "Forse ho servito alla tua tavola!' 'Forse!', ho risposto ridendo. Mi ha raccontato che aveva la ragazza a Londra e che la guerra ha interrotto il loro progetto di matrimonio. E io gli ho detto: 'non ti preoccupare, prima di Pasqua vi avremo battuti e tu puoi tornare a sposarla'. Si è messo a ridere, poi mi ha chiesto se potevo mandare una cartolina alla ragazza, ed io ho promesso. Un altro tedesco è stato portabagagli alla Victoria Station.

Mi ha fatto vedere le foto della sua famiglia che sta a Monaco. Anche quelli che non riuscivano a parlare si scambiavano doni, i loro sigari con le nostre sigarette, noi il tè e loro il caffè, noi la carne in scatola e loro le salsicce. Ci siamo scambiati mostrine e bottoni, e uno dei nostri se n'è uscito con il tremendo elmetto col chiodo! Anch'io ho cambiato un coltello pieghevole con un cinturame di cuoio, un bel ricordo che ti mostrerò quando torno a casa." "Ci hanno dato per certo che la Francia è alle corde e la Russia quasi disfatta.

Noi gli abbiamo ribattuto che non era vero, e loro. 'Va bene, voi credete ai vostri giornali e noi ai nostri'». «E' chiaro che gli raccontano delle balle, ma dopo averli incontrati anch'io mi chiedo fino a che punto i nostri giornali dicano la verità. Questi non sono i 'barbari selvaggi' di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria. Insomma sono uomini come noi. Come hanno potuto indurci a credere altrimenti? Siccome si faceva tardi abbiamo cantato insieme qualche altra canzone attorno al falò, e abbiamo finito per intonare insieme - non ti dico una bugia - 'Auld Lang Syne'. Poi ci siamo separati con la promessa di rincontraci l'indomani, e magari organizzare una partita di calcio.

E insomma, sorella mia, c'è mai stata una vigilia di Natale come questa nella storia? Per i combattimenti qui, naturalmente, significa poco purtroppo. Questi soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno a questo compito." "Eppure non si può fare a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazioni del mondo." "Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum? Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre?

Il tuo caro fratello Tom."


Dalla lettera di un soldato inglese che assistette alla tregua di Natale.

Tanti auguri a tutti i lettori che passano di qui.

mercoledì, dicembre 23, 2009

Neve





Questa era l'immagine presa dalla finestra del mio ufficio verso le 15.00.
La neve era iniziata a cadere verso le 12.00, perché durante la mattinata non c'era traccia ne' di neve ne' di altri problemi; tanto che il sale non era stato sparso ne in tangenziale ne sulle strade della città.
Tutti avevamo ascoltato gli inviti di De Corato, ma se uno prende la macchina e' perché lavora in una zona scarsamente o per nulla coperta dai mezzi pubblici: malgrado le leggende le statistiche riportano che i milanesi usano in percentuali maggiori i mezzi rispetto ad altre città europee, quello che cambia e' il numero e la pervasività delle linee della metro.
Se per primo il comune tenendo aperte scuole e uffici comunali dimostra di non credere alle previsioni come può un lavoratore convincere il suo capoufficio a restar a casa se il cielo e' pulito?
Oltretutto il caos e' nato perché le tangenziali erano circolabili, le strade cittadine così così, mentre tutte le provinciali erano bloccate e sporche.
Ricorderò di questa giornata le circa 5 ore di coda e che per l'ennesima volta prefetto ed assessori al traffico di regione, provincia e comune non hanno avuto alcuna logica nel gestire la pulizia delle strade.
Purtroppo non voto qui in Lombardia, altrimenti saprei a chi non dare il mio voto.

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mercoledì, dicembre 16, 2009

Polvere di fortuna

Sto pranzando all'interno diun centro commerciale, che ovviamente ha anche una tabaccheria. Si e' formata una coda immensa di gente che gioca con il classico gratta e vinci. Tutto attorno c'è la polvere dorata dei biglietti, polvere che dovrebbe schiudere le porte della ricchezza ai giocatori ed invece li illude per un breve tempo.
Immigrati, italiani tutti senza distinzione di colore o nazionalità fanno la coda per i 5 minuti di sogno, minuti preziosi in cui immaginare i cambiamenti della loro vita; anche la coppia di pensionati davanti a me gratta lentamente per continuare il suo sogno.
Finisco il mio panino, mentre i due pensionati tornano dallo spacciatore di sogni.


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domenica, dicembre 13, 2009

Luci a Milano

Prendi una città normalmente grigia come Milano, addobbala a festa.
Prendi poi una persona che non l'ha mai visitata e accompagnala in giro raccontandole storie e aneddoti sulla città.
Scoprirai negli occhi di chi accompagni la magia di Milano, magia che tu non riesci più a vedere distratto come sei dalla quotidianità della routine.

martedì, dicembre 01, 2009

Riassumendo

Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.
Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.
Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai(....)


Questo è uno stralcio della famosa lettera di Celli a Repubblica per spiegare a suo figlio e agli italiani la situazione italiana.
Secondo me poteva esser riassunta benissimo così:
"Figlio mio, in questo paese c'è un solo posto di potere occupato da chi se lo merita davvero. Ma è il mio, e io non schiodo, quindi levati dai coglioni ed emigra".

Il riassunto è di Miic.

PS Quando parlava di manager che non pagano mai per i fallimenti, magari era una nota autobiografica e si riferiva alla sua esperienza in IPSE e a tutte le persone che aveva licenziato.

PPS Ma fa un analogo discorso a tutti quelli che si iscrivono all'università di cui lui è il direttore generale?

Edit: Il famigerato Celli si è poi fatto intervistare su FocusEconomia su Radio24 (e probabilmente da qualche altro programma tv, ma essendo un luddista non guardo la televisione). Solite cose: era una provocazione, la Luiss che è una buona e brava università fra un programma apposito per evitare che la gente espatri. Ovviamente non una parola sui suoi fallimenti come manager o sui suoi collegamenti a politici italiani.
Le solite cose appunto