domenica, novembre 29, 2009

Leggendo qua e la

La grande impresa, nella sua accezione tradizionale, è ridotta ai minimi termini. Esiste però una fascia di aziende medie e medio-grandi, con un fatturato annuo che non supera i 2 miliardi, molto proiettata sull'estero, in crescita e con una buona redditività. E al di sotto un mare di piccole, se non micro, imprese, con un giro d'affari modesto e pochissimi dipendenti.
è uno dei passi di un interessante articolo di Orazio Carabini sul Sole24Ore.

L'articolo, che analizza la situazione della taglia delle aziende, mi riporta alla mente una discussione di qualche anno fa dentro plcforum, dove il giovane ingegner Jakala andava sia per imparare sia per scambiare opinioni tecniche. Years ago.
Uno dei membri più anziani parlando in generale raccontava che i nuovi laureati erano sfortunati, perché molte grosse aziende italiane erano state smembrate o comprate da multinazionali straniere (es. Ansaldo, la Pirelli, ecc) con l'effetto di avere pochi grandi gruppi.
Un tempo questi gruppi avrebbero assunto i neoingegneri, formati in un contesto strutturato, fatti crescere tecnicamente ed ad un certo punto questi avrebbero dovuto decidere se fare carriera dentro la stessa mega-aziende oppure andare in aziende più piccole in modo da esportare le esperienze e far crescere anche quest'ultime grazie al loro bagaglio tecnico.

Quando si analizza il discorso relativo alla taglia delle aziende molto spesso ci si dimentica che viene perso un bagaglio di conoscenze e di trasmissione di conoscenze che aiuta tutto il sistema paese.

venerdì, novembre 27, 2009

Corridoio o finestrino

Corridoio o finestrino? è la classica domanda che ti fanno al check-in per il biglietto del volo.
La scelta è filosofica: finestrino significa voler vedere il paesaggio, si aspetta con entusiasmo la meta di arrivo; mentre scegliere il corridoio significa che non ti interessa nulla né della meta né del viaggio preferisci stare largo e distendere i piedi nel corridoio.
Nei viaggi di lavoro non a caso nei viaggi la mia scelta è quella del corridoio.


PS Qualcuno poi ha mai capito perché gli italiani appena atterrati devono accendere il cellulare per dire
"Ciao sono ancora dentro l'aereo..."
cosa cambia avvisarli, mentre aspettano i bagagli?

mercoledì, novembre 25, 2009

Working time

L'inutile polemica di Rotondi sulla pausa pranzo (inutile perché ha molti è capitato di saltare il pranzo causa problemi al lavoro, polemica perché se avesse veramente a cuore il tema poteva farlo affrontare durante il rinnovo dei contratti del pubblico impiego) ha riportato in primo piano la questione dell'orario di lavoro.
Chiaramente il tema è stato scelto per discutere in modo da distrarre da altri temi, ma secondo me è un peccato lasciar sfumare il dibattito.
L'Italia sta gradualmente trasformandosi in una nazione di servizi da una nazione manifatturiera, certo molti dei servizi sono legati all'industria manifatturiera (es. manutenzione, progettazione) ma sono comunque servizi.

Quand'ero in Inghilterra, l'orario lavorativo era molto libero: a parte chi svolgeva funzioni di front desk, cioè a contatto con il cliente, gli altri avevano la più ampia liberta, l'unico vincolo era fare le 40 ore settimanali.
Uno poteva scegliersi l'orario di inizio a partire dalle 6.30, se fare o meno la pausa pranzo e di quanto tempo farla, allungare l'orario per poi recuperare nei giorni successivi o uscire prima per delle incombenze e recuperare durante il corso della settimana.
Il venerdì pomeriggio libero, infatti era ottenuto dall'allungamento dell'orario di lavoro nel corso degli altri giorni della settimana.
Il risultato di una pianificazione così libera era la possibilità per chi lavora di poter continuare il lavoro, quando hai una scadenza oltre il normale orario senza dover richiedere straordinari o regalare ore gratis all'azienda, uscendo magari prima il venerdì o iniziando più tardi la mattina dopo; ma è anche di aiuto ai genitori che possono andare ad una riunione il pomeriggio uscendo prima un giorno e recuperando i giorni dopo.
Basterebbe creare una banca ore, cosa fattibilissima visto che tutti hanno un badge su cui timbrano.

Ho provato a parlarne nella mia azienda, essendo legati al contratto nazionale del commercio in fondo non occorrono deroghe al contratto nazionale, trovando l'entusiasmo non solo da parte dei miei colleghi, ma anche del direttore tecnico e le orecchie da mercante da parte del responsabile del personale.
Gelo dovuto sia al fatto che essendoci delle persone che hanno relazioni con il cliente che creerebbero problemi, sia a persone che hanno già dato prova di prendersi "libertà" quando non dovevano; in altre parole vige la vecchia regola l'Italia è un paese del non merito, piuttosto che dare qualcosa a chi merita si preferisce non dare niente a tutti

lunedì, novembre 23, 2009

Don't give up

Scrivo dopo aver visto Boston Celtics contro i New York Knicks, partita gradevole anche se non bellissima. Quello a cui si è assistito è una partita fortemente emotiva, dove più volte le due squadre hanno tentato di infliggere all'avversario un divario di punti tale da convincerlo ad un garbage time anticipato.
A metà partita Boston conduceva di oltre 15 punti, considerato la storia attuale dei Knicks abbastanza da sotterrarli, eppure improvvisamente riescono ad effettuare un controbreak (Galinari in campo a dare una mano al break) recuperano i punti di svantaggio e si portano in vantaggio!!

Boston sembra caraccolare per la botta emotiva, considerando che i suoi lunghi Garnett e Wallace sono praticamente inutili; ma trascinati da Pierce riescono a riportarsi in vantaggio. All'ultimi secondi NY pareggia il punteggio e trascina i Celtics all'overtime.
Qui iniziano 5 minuti di una sostanziale parità, anche per i numerosi errori da una parte e dall'altra.
Timeout richiesto dai Celtics che disegnano l'ultimo schema. Le tv inquadrano Garnett, che è l'ultimo ad alzarsi dalla sedia, segno che è stanco, le cifre in sovraimpressione dimostrano che ha problemi.
Ultimi 9 secondi la palla è in mano a Pierce che ha letteralmente trascinato i suoi, i secondi passano, il tempo scorre veloce.
Attira un raddoppio e passa la palla a Garnett, che senza neppure pensare a quanti tiri ha sbagliato tira senza paura.

La palla entra e porta alla vittoria la sua squadra.

In tutti i forum di basket si parla sempre di perdenti e di vincenti, non intendendo semplicemente chi vince un anello o chi non arriva mai a giocare i playoff.
Garnett è un vincente perché non ha avuto timore a prendersi un tiro che aveva già sbagliato diverse volte nella partita, perché ha deciso di continuare a giocare, malgrado non fosse al suo meglio.
Mai mollare se vuoi vincere, anche quando tutto è contro di te.

domenica, novembre 15, 2009

It don't mean a thing

Oggi mi è ricapitata in mano una raccolta di Duke Ellington, che avevo comprato durante i miei anni da studente universitario, studiando spesso la sera cercavo della musica che mi rilassasse. Una sera mi metto ad ascoltarlo insieme ad un mio coinquilino musicista, lui suonava il basso in una band metal, ma da musicista era attirato da tutto ciò che suonava bene. Mentre l'ascoltavamo fantasticando di anni '20 e club fumosi che facevano da sfondo ad improbabili thriller mi giro e vedo il terzo coinquilino fermo sulla soglia della porta. Probabilmente era venuto da noi a chiederci qualcosa e poi si era fermato ad ascoltare la musica del Duca, immergendosi nei pensieri che quella musica ti liberano.



Duke Ellington - It don't mean a thing (1943)

martedì, novembre 10, 2009

Miserabili

Ieri sera su La7 Marco Paolini ha tenuto uno spettacolo per ricordare la caduta del famoso muro di Berlino.
Tanti i temi toccati, alcune cose su cui esser d'accordo altre meno, ma di certo ricco di spunti di riflessione.
Questo post nasce infatti da uno dei spunti di riflessione.

Ad un certo punto parlando del fatto che gli era stato clonato il bancomat da una banda di rumeni, afferma (cito a memoria): "li hanno un sacco di ITIS, da noi invece i giovani si iscrivono ai DAMS per poi poter andare da Maria De Filippi".

Ripensando alla mia storia lavorativa non posso che concordare con questa affermazione, la cultura scientifica e del fare è delegata come fosse una cosa scontata e banale. Questo in Italia, perché da altre parti è tenuta in gran conto.
Quando sono partiti i tagli nella mia azienda il vicepresidente americano ha tenuto un incontro singolarmente con i vari tecnici rassicurandoci, cosa non fatta con nessuno degli altri reparti, commerciale ed amministrativo.
Sapeva che l'azienda senza il personale tecnico con esperienza sarebbe diventata solo una filiale commerciale.

Una nazione che perde la conoscenza tecnica è destinata a diventare solo un grosso centro commerciale, dove si vende oggetti prodotti da altri paesi e dove i vari ballerini di Maria De Filippi potranno allietare lo spettacolo dei turisti che verranno a comprare nel grande centro commerciale Italia.

venerdì, novembre 06, 2009

Correre incontro al sole

In cerca di un’altra possibilità
Per essere un’altra persona
In cerca di un altro luogo
Per correre incontro al sole


Correre incontro al sole
correre incontro al sole
correre incontro al sole
correre incontro al sole
dove...

... ogni cosa sembra essere bella
Ma se sei stanco e stufo della città
Ricorda che è solo un altro fiore
Fatto d’argilla

Oh oh oh, la città ....

... dove ogni cosa sembra sporca
Ma se sei stanco e pieno d’autocommiserazione
Ricorda che sei solo una persona
In più che è lì

E' difficile vivere nella città
è difficile vivere nella citta

domenica, novembre 01, 2009

Istantanea lavorativa

Venerdì 30: si sommano la chiusura della settimana con quella del mese.
Sono le 17.28, la giornata lavorativa si chiude alle 17.30

I commerciali non ci sono o in giro per appuntamenti con ditte vicino a casa o direttamente da casa via telelavoro.
Le segretarie del backoffice sono vestite con il badge in mano pronte a timbrare il cartellino e fuggire verso il weekend.

Noi tecnici invece abbiamo ancora il pc acceso, che continuiamo a lavorare quei 5, 10 minuti oltre il normale orario lavorativo.

Ci dovrebbe essere un morale in questo? Boh..

Forse fare un lavoro, anche manuale, ti rende più orgoglioso del tuo lavoro? Può darsi..
Forse siamo pagati di più? Non credo.
Forse siamo più disorganizzati e non smettiamo in tempo?

Non ho ancora trovato una risposta soddisfacente e forse non la troverò mai.