sabato, dicembre 31, 2011

2011 in numeri

15: come i minuti del discorso del general manager che chiudeva la sede di Milano.
3: come i mesi che ho impiegato a finire il trasloco, lavorando e vivendo a 400km
16: come i libri letti quest'anno
50: come gli euro che risparmio rispetto all'affitto milanese comparato a quello che pago qui.
7: come i giorni che ho impiegato a digerire la notizia datami in 15 minuti
2: sono le città dove ho risieduto quest'anno.
12: sono i voli presi per lavoro.



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sabato, dicembre 24, 2011

Dolci natalizi

Prima di ritornare dai miei per le feste natalizie, mi sono fermato a comprare dei dolci. E così mi sono dilettato comprando un panettone delle Tre Marie, una marca nel cuore dei milanesi, e la gubana, tipica del Friuli. Il passato ed il mio presente.



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mercoledì, dicembre 14, 2011

Equità

Come Lei certamente sa la manovra che il Suo governo ha predisposto rischia di assestare un colpo mortale a un centinaio di giornali che attualmente usufruiscono dei contributi diretti all’editoria ex legge 7 agosto 1990, n. 250: un sostegno già erogato in misura modesta e incerta negli importi, oltre che pesantemente differito nel tempo. La cessazione dell’applicazione della legge n. 250, prevista all’articolo 29 del recente decreto, avrà riflessi gravissimi sul pluralismo dell’informazione e sulla stessa democrazia, considerato che causerà la fine delle pubblicazioni per l’intero settore della stampa di partito, cooperativa e di idee, notoriamente penalizzato da forti disparità nell’accesso al mercato pubblicitario. Le saranno altrettanto note le conseguenze occupazionali dell’entrata in vigore dell’articolo 29 del decreto e il contraccolpo economico per l’erario, in relazione agli oneri assistenziali che lo Stato dovrebbe accollarsi in seguito alla chiusura di molte decine di testate e la conseguenza perdita di molte centinaia di posti di lavoro, per un volume di spesa persino superiore a quello che sarebbe necessario per reintegrare il Fondo per l’editoria. Quanto alla necessità, altresì prevista dall’articolo 29 del decreto, di stabilire diversi, più severi e oggettivamente verificabili criteri di accesso ai contributi, Le ribadiamo che un rigoroso riordino del settore e il disboscamento della giungla delle sovvenzioni è una rivendicazione che noi per primi abbiamo più volte avanzato, sempre inascoltati. Se però i tempi di questo auspicabile intervento di riordino dovessero risultare lunghi, e si procedesse nel frattempo con i tagli di risorse previsti, la riforma arriverebbe a situazione ormai compromessa, quando i giornali in questione avranno gioco forza cessato di esistere. Nel rivolgerLe la richiesta di un incontro urgentissimo, Le anticipiamo l’invito a un intervento che scongiuri l’apertura di una grave crisi occupazionale ed eviti in extremis un vulnus irreversibile alla libertà di stampa.

Questo è l'incipit di una richiesta di alcuni direttori di giornale che protestano per i possibili, ma sono certo che dopo questo vibrante e commovente appello non ci saranno, tagli ai contributi dell'editoria.
A me è sempre piaciuto però esaminare i testi in dettaglio, quindi esaminiamo la parte in grassetto:

un sostegno già erogato in misura modesta e incerta negli importi
Il sostegno sarà anche modesto, ma se chiudete vuol semplicemente che era l'unica fonte di reddito di certi giornali, questo quando in teoria un giornale dovrebbe reggersi con le sue vendite. Il fatto quotidiano, pur rinunciando ad ogni sovvenzione in un solo anno ha prodotto ricchezza per se e per i suoi editori.

avrà riflessi gravissimi sul pluralismo dell’informazione e sulla stessa democrazia
Perché impedire di leggere a quei cinque/sei lettori è un vulnus per la democrazia? Possono tranquillamente leggere quelle notizie fondamentali, tanto fondamentali che solo poche persone comprano i loro giornali, su internet in un bel sito web o magari stampandosi un pdf se proprio anche loro sono nostalgici della carta.

notoriamente penalizzato da forti disparità nell’accesso al mercato pubblicitario
Alias siccome abbiamo pochi lettori, gli unici che fanno pubblicità con noi lo fanno per sovvenzionare l'editore.

e il contraccolpo economico per l’erario, in relazione agli oneri assistenziali che lo Stato dovrebbe accollarsi in seguito alla chiusura di molte decine di testate e la conseguenza perdita di molte centinaia di posti di lavoro
Qui parte il coro salviamo i posti di lavoro, considerando quanti posti di lavoro stanno saltando in questi giorni si capisce subito che è una premessa che suona vuota. Tuttavia posso dire che è la parte che mi fa più incavolare, è l'equivalente di dire creiamo posti di lavoro fittizi visto che le persone non producendo risultati economici, invece di scrivere potrebbero benissimo andare a fare altro. E questa mentalità ad aver creato le voragini nei nostri conti economici.

a riforma arriverebbe a situazione ormai compromessa, quando i giornali in questione avranno gioco forza cessato di esistere.
Si chiama selezione naturale: non sei letto da nessuno, ergo puoi fallire. Il fatto quotidiano, giornale che ricordo macina numeri, lettori e soldi fu fondato da giornalisti che hanno rifiutato l'andazzo generale per creare qualcosa di innovativo e che ha avuto successo.

eviti in extremis un vulnus irreversibile alla libertà di stampa.
Se puoi dirlo in internet o lo puoi scrivere liberamente non c'è problema di libertà di stampa, ma solo un problema di scarso interesse. E non interessi nessuno non vedo perché dovrei risolvere il tuo problema con le mie tasse, autotassati tu ed i tuoi amici per farlo uscire il tuo giornale.

Trovo vergognoso che quando si discute di non riuscire ad aumentare le pensioni minime di quel 3% perso con l'inflazione si dia fiato per una indegna difesa di una corporazione che crede che i loro privilegi siano un segno della libertà.