lunedì, maggio 25, 2009

Stralci di una domenica milanese

Arrivo al Duomo passando da San Babila, osservo con meraviglia le BikeMi ancora intatte. E' incredibile che in una città come questa, nessuno le abbia deturpate. A Roma l'esperimento è durato meno di un mese, malgrado il battage publicitario, a Milano continuano ad essere usate in una città che non ha previsto piste ciclabili nel suo futuro: solo autostrade, tangenziali e grattacieli.
Piazza Duomo è piena di persone.
C'è una mostra di pittori all'aperto, alcuni sono veramente belli, avessi una casa forse ne comprerei un paio.
Stranamente i più sensuali sono quelli di pittrici.
La comunità filippina è in festa per la fine del mese mariano, presentano davanti al Duomo le dieci rejina (spero di averlo scritto giusto), simbolo di vari momenti della storia filippina.
Sul corso Vittorio Emmanuele II lo stand turistico della Tunisia divide lo spazio con il palco da dove dovrebbe iniziare un comizio per le elezioni.
Ad un certo punto lo stand turistico inizia a chiudere, mentre la claque inizia lo show per raccogliere i passanti e distrarli dallo shopping domenicale.
Le guest-star del comizio dovrebbero essere i tre ministri Brunetta, La Russa e Brambilla.
Quando il climax è al massimo eccoli i tre che arrivano; la scena ha un che di surreale: Brunetta è tenuto per mano ai lati da La Russa e dalla Brambilla, sembra una coppia con il loro bambino.
Avanzano con il codazzo di amici, parenti e affiliati verso il palco dove dovrebbero arringare le truppe per il voto.
Una madre e figlia si frappone come uno scoglio alla marea del pdl, probabilmente stranieri volevano solo andare a fare spese in qualche negozio per portarsi via un po' di made in Italy.
Inizia il comizio con la presentazione del wannabe presidente della provincia, del candidato alle elezioni europee.
E' tutto un parlare dell'expo, come se ai cittadini interessasse veramente la cementificazione degli ultimi scampoli di verde milanese, come se le polemiche di questi giorni fossero tutta colpa di Penati, invece di essere un regolamento interno di conti fra l'ala morattina, formigoniana, quella tremontiana e quella bossiana, tutti a caccia di un loro strapuntino di potere e di cemento.
Me ne vado a prendere il mio autobus, per evitare di sentire le loro cavolate.

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