domenica, dicembre 05, 2010

Domande mal poste

Dopo l'uscita dei cablogrammi di Wikileaks tutti a domandarsi dei legami fra Putin e Berlusconi, dimenticando che era almeno due anni che Guzzanti senior denunciava che il governo italiano era filo-russo; in effetti basterebbe ricordare il comportamento dell'Italia in occasione della guerra fra Georgia e Russia per dissipare ogni dubbio.
Ora Mucchetti ha scritto un bell'editoriale sulla questione dei legami dell'ENI con la Russia chiedendosi se era influenzati dal rapporto fra i due primi ministri, ma inserendo alcuni punti discutibili

Gazprom vende a clienti italiani fino a 9 miliardi di metri cubi e l'Eni ottiene una lunga proroga dei contratti take or pay in base ai quali i russi si impegnano a vendere e gli italiani a comprare quantitativi dati a prezzi decisi secondo un meccanismo prestabilito, legato al petrolio, e se non ritiri paghi comunque.

Senonché, nel frattempo, in America inizia una rivoluzione tecnologica che rende abbondante il gas, e dunque riduce in prospettiva la centralità dei fornitori storici, Russia, Algeria e Libia. Nel 2005 si producono le prime quantità di shale gas, gas estratto da rocce scistose, tipiche del sottosuolo delle zone ex carbonifere, attraverso potenti getti d'acqua mista a solventi. In tre anni questo gas non convenzionale emancipa gli Usa dalle importazioni e fa crollare i prezzi sul mercato spot alla metà di quelli take or pay.
Cominciamo ad analizzare bene i vari punti della discussione:
1. i contratti sono take or pay, ma allo stesso tempo in Italia fiorivano i contratti che fermavano la cifra del costo dell'energia (gas, elettrica) per due anni; quindi l'ENI non faceva che rigirare il problema a chi firmasse il contratto di fornitura, garantendosi il margine di guadagno fisso.
2. L'ENI stava diventando anche un fornitore di energia elettrica, quindi l'eventuale gas non assorbito dal mercato sarebbe stato bruciato in una qualche centrale elettrica.
3. Il shale gas deve essere trasportato comunque in Italia, ricordiamo che solo quest'anno è stato inaugurato il secondo terminale per il gas liquefatto dopo anni che era in costruzione. L'unico che c'è (c'era) è dell'ENI ed è saturo come lavorazione. Era quindi impensabile buttarsi su un nuovo mercato quando non esistevano mezzi per trasportare il gas; l'uso dei gasdotti era l'unica via di trasporto.
4. che il shale gas abbia emancipato gli USA dalle importazione è abbastanza opinabile a leggere questo articolo di BusinessWeek
Gazprom expects liquefied natural gas shipments to compete with rising output of shale gas in the U.S. as the Russian producer aims to expand into the world’s biggest energy market.
“Shale gas and LNG are competitive in one price range,” Gazprom Deputy Chief Executive Officer Alexander Medvedev said in an interview in Paris yesterday. “The market will say who will be in the market and with what.”
Gazprom, the world’s biggest gas producer, plans to gain as much as 10 percent of the U.S. market by 2020. The Moscow-based company’s trading unit in Houston already sells some LNG into U.S. through swap operations.
The company has no reason yet to revise its target for U.S. market share given the costs and possibly negative environmental impact of developing shale gas, Medvedev said. Gazprom’s output will depend on market conditions, he said.

Insomma bisogna stare attenti a non riscrivere la storia basandosi su ipotesi scandalistiche

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