domenica, novembre 02, 2008

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Alla sera

Forse perché della fatal quïete

tu sei l'imago a me sì cara vieni

o Sera! E quando ti corteggian liete

le nubi estive e i zeffiri sereni,


e quando dal nevoso aere inquiete

tenebre e lunghe all'universo meni

sempre scendi invocata, e le secrete

vie del mio cor soavemente tieni.


Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme


delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

quello spirto guerrier ch'entro mi rugge


In questo periodo come milioni di Italiani la visita alle tombe dei parenti è una prassi.
Come ogni volta non posso fare a meno di pensare alle mie origini e alle mie radici, come figlio di immigrati del sud non so mai come definirmi.
Ho conosciuto molti nella mia condizione, c'è chi si definisce del nord pur parlando il dialetto dei genitori, chi invece si dichiara del sud, pur avendo poco di meridionale.

Altro aspetto che mi fa sempre riflettere è la presenza all'interno del cimitero, del monumento dei caduti austroungarici della grande guerra. Gente che è morta per servire il proprio paese, in una guerra in cui probabilmente non credevano, e sono stati abbandonati da morti ai loro nemici.
Riposano in un angolo, ignorati dai più, ma in una zona pulita da erbacce e da sporcizia, in modo che il loro sacrificio pur inutile non è deriso dai vincitori.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Che bello,però, aprire stamattina e trovare questa poesia, qui, ed è quasi una musica, no?

Jakala ha detto...

Mi fa piacere che l'apprezzi, è una delle poesie che mi piace di più.

Jak