Questo post nasce dalla lettura di questo post , dopo averlo letto mi era venuta voglia di scrivere un po' le differenze fra gli ambienti lavorativi italiani ed inglesi, ovviamente filtrati in base alla mia esperienza ed estremizzati.
Quindi non va preso come oro colato.
Una delle caratteristiche che si nota subito, anche negli annunci di lavoro, e' il rispetto per la persona al di la del ruolo che occupera': ingegneri, manutentori, impiegate avranno tutte la stessa dignita', quello che eventualmente cambiera' sara' il salario percepito.
E' normale vedere annunci di lavoro con frasi del tipo "good jobs for good people", "great jobs for great people" anche se il lavoro proposto e' quello di cameriere in un fast food.
Questo ovviamente aiuta a creare un'ambiente lavorativo gradevole ed evita la possibile perdita di elementi validi, che trovando un'ambiente buono si fermano volentieri.
I tecnici italiani sono abituati a lavorare in modo fluido, seguire diversi progetti contemporaneamente, dover cambiare la priorita' di un progetto rispetto ad un altro per richieste del cliente, dover lavorare "presto e bene" (con piu' importanza per il presto, magari nemmeno rispettando i tempi fisiologici di un progetto).
Lavorare in velocita' poi e' un fatto decisivo, visto che normalmente il commerciale va a discutere prima del prezzo e poi sottolinea la velocita' di esecuzione come plus, cioe' tutto quello che un serio commerciale non dovrebbe fare.
Questo va pero' a spese della specializzazione, costa in termini di apprendimento perche' per progetti nuovi sei senza esperienza e devi aggiornarti.
In Inghilterra invece il costo di un progetto e' determinato prima a tavolino, in modo da conoscere i margini in modo da evitare un servizio in perdita. Questo porta ad avere una situazione in cui i tempi di lavoro sono programmati, si puo' gestire il carico di lavoro di ogni singola persona.
Che pero' porta anche ad effetti collaterali: specializzazione eccessiva, attenzione maniacale ai dettagli rispetto alla sostanza, scarsa flessibilita' anche mentale.
Ovviamente queste aspetti si traslano anche all'aspetto manageriale.
In Inghilterra i manager hanno obbiettivi chiari e definiti, posso programmare in base a tempi "sicuri" (avendo deciso a tavolino i tempi il cliente magari paga di piu', ma e' sicuro dei tempi di consegna). Rapporti migliori/trasparenti con i clienti porta ad avere un diverso aspetto commerciale
Questo li porta a privilegiare il rapporto con il personale sottoposto, con l'attenzione per migliorare l'ambiente di lavoro (nei limiti del budget).
In Italia invece il manager e' individualista, cioe' tende a ragionare come se non avesse una struttura che lo deve seguire, che ha un fisiologico ritardo ad allinearsi alle direttive. Prendere una decisione importante ad esempio il venerdi' pomeriggio implica che i tuoi sottoposti dovranno usare il resto della giornata per programmare la settimana successiva secondo le nuove direttive.
Scarsa attenzione per i problemi dei sottoposti rispetto alle esigenze del cliente, che alimenta la voglia di andarsene.
Aggiungo che l'Inghilterra puo' permettersi di risolvere molti dei suoi problemi (ad es. scarsa flessibilita') semplicemente importando laureati da altri paesi, l'inglese e' ormai una lingua comune per molti.
L'Italia invece fa fatica ad essere un posto interessante per laureati stranieri, ma anche fra stranieri che si laureano in Italia.
4 commenti:
mmmmh, non mi convinci del tutto, mi sembra un po' semplicistico così, non credi?
Come ho detto inizialmente e' estremizzato.
Sono d'accordo con te che l'Inghilterra non e' il paradiso e l'Italia un inferno, lavorativamente parlando.
Ma queste differenze esistono e l'ultima parte tristemente e' vera: noi esportiamo capitale umano formato dalle nostre universita', mentre non riusciamo ad attirarne.
La ringrazio per Blog intiresny
quello che stavo cercando, grazie
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