mercoledì, novembre 25, 2009

Working time

L'inutile polemica di Rotondi sulla pausa pranzo (inutile perché ha molti è capitato di saltare il pranzo causa problemi al lavoro, polemica perché se avesse veramente a cuore il tema poteva farlo affrontare durante il rinnovo dei contratti del pubblico impiego) ha riportato in primo piano la questione dell'orario di lavoro.
Chiaramente il tema è stato scelto per discutere in modo da distrarre da altri temi, ma secondo me è un peccato lasciar sfumare il dibattito.
L'Italia sta gradualmente trasformandosi in una nazione di servizi da una nazione manifatturiera, certo molti dei servizi sono legati all'industria manifatturiera (es. manutenzione, progettazione) ma sono comunque servizi.

Quand'ero in Inghilterra, l'orario lavorativo era molto libero: a parte chi svolgeva funzioni di front desk, cioè a contatto con il cliente, gli altri avevano la più ampia liberta, l'unico vincolo era fare le 40 ore settimanali.
Uno poteva scegliersi l'orario di inizio a partire dalle 6.30, se fare o meno la pausa pranzo e di quanto tempo farla, allungare l'orario per poi recuperare nei giorni successivi o uscire prima per delle incombenze e recuperare durante il corso della settimana.
Il venerdì pomeriggio libero, infatti era ottenuto dall'allungamento dell'orario di lavoro nel corso degli altri giorni della settimana.
Il risultato di una pianificazione così libera era la possibilità per chi lavora di poter continuare il lavoro, quando hai una scadenza oltre il normale orario senza dover richiedere straordinari o regalare ore gratis all'azienda, uscendo magari prima il venerdì o iniziando più tardi la mattina dopo; ma è anche di aiuto ai genitori che possono andare ad una riunione il pomeriggio uscendo prima un giorno e recuperando i giorni dopo.
Basterebbe creare una banca ore, cosa fattibilissima visto che tutti hanno un badge su cui timbrano.

Ho provato a parlarne nella mia azienda, essendo legati al contratto nazionale del commercio in fondo non occorrono deroghe al contratto nazionale, trovando l'entusiasmo non solo da parte dei miei colleghi, ma anche del direttore tecnico e le orecchie da mercante da parte del responsabile del personale.
Gelo dovuto sia al fatto che essendoci delle persone che hanno relazioni con il cliente che creerebbero problemi, sia a persone che hanno già dato prova di prendersi "libertà" quando non dovevano; in altre parole vige la vecchia regola l'Italia è un paese del non merito, piuttosto che dare qualcosa a chi merita si preferisce non dare niente a tutti

1 commento:

Robi ha detto...

Secondo me quello che ha sbagliato Rotondi è stato di anteporre il lavoro alle persone. Se sono (e lo sono) le persone che determinano la qualità del lavoro, sono loro che devono essere in grado di autogestirsi per rendere al meglio, proprio come hai detto tu, si fa in Inghilterra, perchè non siamo tutti uguali, e già ci riesce difficile essere sempre noi stessi.