martedì, novembre 10, 2009

Miserabili

Ieri sera su La7 Marco Paolini ha tenuto uno spettacolo per ricordare la caduta del famoso muro di Berlino.
Tanti i temi toccati, alcune cose su cui esser d'accordo altre meno, ma di certo ricco di spunti di riflessione.
Questo post nasce infatti da uno dei spunti di riflessione.

Ad un certo punto parlando del fatto che gli era stato clonato il bancomat da una banda di rumeni, afferma (cito a memoria): "li hanno un sacco di ITIS, da noi invece i giovani si iscrivono ai DAMS per poi poter andare da Maria De Filippi".

Ripensando alla mia storia lavorativa non posso che concordare con questa affermazione, la cultura scientifica e del fare è delegata come fosse una cosa scontata e banale. Questo in Italia, perché da altre parti è tenuta in gran conto.
Quando sono partiti i tagli nella mia azienda il vicepresidente americano ha tenuto un incontro singolarmente con i vari tecnici rassicurandoci, cosa non fatta con nessuno degli altri reparti, commerciale ed amministrativo.
Sapeva che l'azienda senza il personale tecnico con esperienza sarebbe diventata solo una filiale commerciale.

Una nazione che perde la conoscenza tecnica è destinata a diventare solo un grosso centro commerciale, dove si vende oggetti prodotti da altri paesi e dove i vari ballerini di Maria De Filippi potranno allietare lo spettacolo dei turisti che verranno a comprare nel grande centro commerciale Italia.

5 commenti:

Pa ha detto...

Per andare da Maria de Filippi non serve il dams, non serve talento, non serve niente, solo una bella presenza e la capacità di fare tutto quello che ti viene detto senza dire niente.
Qua in Italia al di là dell'ambito, qualsiasi cosa che richieda impegno e studio e continuo aggiornamento è vista malamente, l'artista per un pò di tempo può ben fingere parlando di aria fritta ma anche lui senza una base, ti va bene la prima, la seconda forse, alla terza saluti tutti, ma anche lui deve sapere essere un tecnico.

cortesconta ha detto...

Non so... Pensavo che forse, in realtà, ogni cultura, anche quella apparentemente più "inutile", ha una sua ragione di essere. A volte è indispensabile la cultura tecnica (e son d'accordo che spesso viene sottovalutata), a volte è indispensabile al vivere anche quella umanistica, e così via.
Forse si è persa la capacità di guardare al di là delle contingenze immediate, di vedere un po' più lontano del proprio naso.
Che rimedio c'è?

Jakala ha detto...

@cortesconta: sinceramente ti pare che manchi la cultura umanistica in Italia? Guarda una qualsiasi trasmissione tv abbiamo filosofi, architetti, avvocati, psicologi che discutono di tutto.
Prendi pure i principali politici italiani di destra e di sinistra, trovane uno che sia laureato in una materia scientifica.
Idem i principali manager delle aziende italiane trovane uno che abbia un background tecnico.

Non posso che concordare con Passero Qua in Italia al di là dell'ambito, qualsiasi cosa che richieda impegno e studio e continuo aggiornamento è vista malamente.

Che rimedio c'è? Nessuno fino a quando le cose vanno bene in qualche modo ed è così che va avanti l'Italia a compromessi.

cortesconta ha detto...

Mmm... No, non mi pare che manchi la cultura umanistica qui in Italia, ed è vero che di tecnici veri, nei posti di comando, non se ne vedono.
Così come è vero che gli esperti, spesso, sono quelli che sanno blaterare meglio, e non quelli che usano una materia che conoscono davvero.
In questo gli umanisti (noi umanisti :-) siamo maestri.

Purtoppo vero anche il resto: che finché la barca pare galleggiare, nessuno si sogna di cambiare capitani e nostromo e macchinisti... anche se non sanno nulla di navigazione. Il che significa, appunto non sapere guardare al di là del proprio naso.

Pa ha detto...

Il rimedio non è duro da trovare, qui anche se una totale mancanza di talento, dedizione e capacità tecnica si può arrivare ad alti livelli.
Basta solo essere piacioni e sapere come fare amicizia con chi di dovere.
Tutti possiamo fare tutto.

(onde evitare d'essere fraintesi, tutti hanno il diritto di poter fare tutto, non è detto che tutti possano fare tutto)