La musica jazz si diffonde per tutto l'ambiente, il ristoratore con una faccia che sarebbe andata bene per un film di Belmondo mi accompagna ad un tavolo libero.
Il bistrot e' carino, diciamo che e' il tipico posto che uno si aspetta per una fumosa notte parigina e non per un tiepido mezzogiorno nella regione della Loire-Atlantique.
Ho finito presto il lavoro che dovevo compiere in questa trasferta e mi sono preso un paio di ore per mangiare in citta' e visitarla.
Vicino a me c'e' un tavolo curioso formato da una coppia di inglesi, non hanno l'accento scozzese, ed un francese loro coetaneo tutti over 60. Parlano tutti un inglese chiaro, anche se non semplice, si scambiano racconti della loro giovinezza e chissa' perche' molti dei discorsi vertono sugli alcolici e di come il giovane conobbe solo in terra scozzese il whisky.
Ad un certo si mettono a parlare dell'Italia e non posso fare a meno di ascoltare, sono sempre curioso di ascoltare che opinione hanno di noi gli stranieri.
Non dicono niente di particolare, anzi sembra che ci apprezzano, solo che ad un certo punto parla di Berlusconi ovviamente e' contrario al fatto che sia nostro governante.
Quello che mi colpisce pero' e' il tono, non e' quello del classico barricadero di sinistra, ma e' il tono di una persona che ha vissuto una lunga vita e lo dice quasi con dolore come se fosse una sua macchia.
Una macchia in un bel dipinto, ecco come un coetaneo di Berlusconi descrive la situazione italiana.
E' piu' ottimista di me, che di macchie ne vedo molte altre.
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