giovedì, dicembre 16, 2010

Talking about energy

In questo post avevo scritto il perché le accuse di Mucchetti ed altri editoriali in merito al rapporto fra Eni/Gazprom vs Berlusconi/Putin fossero quanto meno sospette, sospette perché venivano prima del voto di fiducia su questo governo e perché le accuse mi sembravano un po' tirate per i capelli.

In questo lungo post di Carlo Stagnaro le vari tesi sono analizzate meglio e soprattutto sono messi a fuoco gli interessi di ENI, o meglio della sua controllata Saipem, sul gasdotto South Stream rispetto al Nabucco



Allora, l’Eni che ci sta a fare?
La risposta può venire da un’esperienza passata, ma simile: quella di Blue Stream, un tubo sottomarino di 1.250 km che va dalla Russia alla Turchia attraverso il Mar Nero. Eni ha il 25 per cento di Blue Stream, ma non controlla una singola molecola del gas che vi transita (...) Quanto all’equity di Eni, secondo fonti interne all’azienda, esso garantisce un rendimento tra il 10 e il 15 per cento. I soldi veri Eni li fece in altro modo: cioè aggiudicandosi (tramite Saipem) la realizzazione del tubo. Blue Stream fu una torta da 3,2 miliardi di euro, 1,7 dei quali relativi al tratto offshore: buona parte di questi ultimi andarono a Saipem. A queste condizioni – con zero debito, remunerazione garantita sull’equity, e soprattutto ricche commesse – all’Eni interessava che il gasdotto si facesse: non che il gas trasportato fosse competitivo, non che fosse venduto, e neppure che fosse trasportato.
Torniamo a South Stream. Il modello è, molto probabilmente, lo stesso di Blue Stream. Idem per Nabucco. Dunque, per Eni i due gasdotti sono, in astratto, equivalenti, tranne che per due particolari determinanti. Primo, e meno importante: scegliendo South Stream Eni consolida il suo rapporto con un partner strategico. Secondo, e più rilevante: South Stream vuol dire 900 km di tubo sottomarino che solo Saipem può realizzare, e qualche altro centinaio di km a terra. Nabucco sono 3.300 km tutti a terra, che possono essere divisi in lotti e affidati a “n” soggetti ugualmente bravi. Cioè, South Stream dà la certezza di una grassa commessa per Saipem; Nabucco no. I giochi sono solo e tutti lì.

Non a caso il fondo inglese Knight Vinke ha più volte chiesto lo spezzettamento dell'ENI proprio in ragione del fatto che i vari business della compagnia (Saipem, Agip, Snam) hanno interessi contrapposti.

Se si considera che i gasdotti che l'Antitrust europeo ha costretto l'ENI a vendere per la sua posizione dominante sono in trattativa per esser venduti al suo maggior azionista, la CDP, si vede che non c'è nessuna intenzione di smembrare l'azienda da parte italiana, ammesso e non concesso che abbia senso smembrare un'azienda integrata e potente.

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