Una buonuscita quasi dieci volte superiore ai 4,27 milioni della sua busta paga 2009, intorno allo 0,1% della capitalizzazione borsistica di UniCredit (circa 33 miliardi di euro) e pari all'6% dell'utile netto fatto segnare dal gruppo nel primo semestre (669 milioni di euro).fonte Sole24Ore
Il dato sugli utili del 2009 è un po' forzato dato che è inferiore, di molto, al dato del 2008 tuttavia da sempre un idea degli oneri che la banca si carica pur di buttar fuori il suo ex amministratore delegato.
Considerando che negli ultimi anni l'azione della banca è scesa di quasi il 70% in teoria sarebbe una cifra quasi conveniente per l'azionista pur di evitare di bruciare valore.
Nel 2000 valeva quasi 4,5€ ora vale più o meno attorno ai 2€, anche se la caduta grossa di valore sia riferibile agli ultimi due anni; mancherebbero i dividendi da inserire perché la valutazione sia corretta se c'è stata o meno distruzione di valore.
Resta il fatto che questi soldi sono tanti, in rapporto allo stipendio preso: suppongo che i circa 4000 esuberi del progetto bancone di Unicredit non riceva una buonuscita così alta.
In casi analoghi, cioè quando un'azienda decide di "riorganizzare" il personale un offerta due anni di stipendio è considerata ottima.
Possibile che una società quotata non dichiari espressamente i motivi che hanno portato a calcolare l'entità della cifra?
Lavoro in una multinazionale e a tutti i dipendenti è stato distribuito una copia del bilancio aziendale, in cui come sempre c'è un po' di fumo nei vari conti, ma le cifre per il CdA sono di una trasparenza unica: dagli emolumenti ai fondi pensione, alle indennità di non concorrenza fino agli accantonamenti in caso di separazione.
Possibile che non si riesca a fare altrettanto in Italia?
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