Il tempo è scaduto. Oggi, al massimo domani, il premier Mario Monti dovrà sciogliere la riserva sull'appoggio del governo alla candidatura di Roma ai Giochi del 2020: con un sì, l'Italia riprenderebbe la propria corsa verso le Olimpiadi, un no chiuderebbe le porte ad un'avventura che, in questi mesi, ha visto scendere in campo il Paese nelle sue varie espressioni.La Stampa
C'è il mondo dello sport in prima linea a spingere per una candidatura, figlia di una congiuntura, a detta del Coni e del Comitato promotore, «irripetibile...». Lo sport italiano e i suoi palazzi hanno fornito a Monti un'accurata analisi sui costi e ricavi dell'investimento su Roma 2020 il 12 gennaio scorso. E, da quel momento, insistente è stato il pressing sul capo del governo a tal punto, così sostiene chi a Monti è particolarmente vicino, da irritare lo stesso premier. «Deciderò nei tempi previsti, ovvero entro il 15 febbraio», così il presidente del Consiglio ogniqualvolta inseguito dall'interrogativo olimpico e il quindici febbraio è arrivato.
Oggi, o al massimo domani. Il verdetto non può più attendere perché entro mercoledì la delegazione italiana, se Roma 2020 otterrà il via libera dell'esecutivo, deve salire su un aereo, destinazione Losanna, per consegnare al Comitato olimpico internazionale il questionario per la candidatura in ottanta copie, passaggio già compiuto da Tokyo, Istanbul, Madrid, Doha e Baku, le altre città in gara. Il direttore generale del Comitato promotore Ernesto Albanese, la dottoressa Rosella Sensi in rappresentanza del comune e Yuri Chechi hanno già il biglietto del volo in tasca, ma, prima, occorrerà una firma attesa da un mese. «A Monti manca solo la penna...», ha ribadito in queste ore il numero uno dello sport italiano Gianni Petrucci tenendo in mano il lavoro della commissione di fattibilità sui Giochi di Roma 2020.
Leggo queste parole e penso alla Grecia in fiamme. Il disastro dei conti greci è iniziato soprattutto con le spese per le olimpiadi che il loro paese non si poteva permettere.
I mondiali di nuoto a Roma hanno provocato una serie di inchieste e palazzi mezzi finiti, non riusciamo a completare le opere per l'expo a Milano eppure vogliamo imbarcarci in un opera come quella delle olimpiadi.
Gli inglesi sanno già che le olimpiadi a Londra scaveranno le finanze inglesi per anni e loro sono più rigorosi di noi nei bilanci.
Che sia una cosa insensata lo sa per primo il premier italiano, che sta prendendo tempo.
Speriamo che prenda la scelta giusta e lasci cadere il tutto.
Nessun commento:
Posta un commento