Aveva detto: «Se mi candidassi, datemi pure del cialtrone ».
«Quando ho detto che non mi sarei ricandidato, l'ho fatto per le ragioni note: a giugno verrò ad abitare a Genova definitivamente. Avevo immaginato di poter servire: o da consigliere regionale per dare una mano a Claudio Burlando. Oppure, al Carlo Felice per dare una mano a Marta Vincenzi. Il segretario regionale mi aveva chiesto se ero disponibile per l'Europa, e avevo risposto no».
Poi che cosa è successo?
«Quel che sanno tutti: le dimissioni di Veltroni e il precipitare della crisi del mio partito. Con quelle dimissioni, eravamo sul serio arrivati sull'orlo del baratro. Magari non l'hanno capito proprio tutti... A quel punto, Franceschini mi ha chiesto con insistenza e affetto la disponibilità per l’Europa. E qui è scattato il mio essere antico».
Sempre cialtrone rimani, visto che le spiegazioni sono risibili.
E la famiglia? Tra Genova e Bruxelles ci sono 1.037 chilometri.
«Fin dall’inizio non mi è sfuggito che la richiesta di Dario metteva in sofferenza una delle ragioni che avevo indicato per la non ricandidatura. Anche se c’è una differenza radicale tra fare il sindaco e il parlamentare europeo: l'impegno di tempo è molto più limitato, non incompatibile con la vita famigliare».
Quindi farsi Bologna-Genova in treno/macchina era più difficile di farsi Bruxelles-Genova in aereo.
Secondo me il titolo dell'intervista è sbagliato, dovrebbe essere "è vero sono un cialtrone"
L'intervista chiaramente è data dal levarsi di proteste per la presa in giro della motivazione ridicola con cui non si è ricandidato sindaco a Bologna, con tanto di intervista alla Fede da parte della neodirettrice dell'Unità.
2 commenti:
Non so perchè ma queste dichiarazioni mi ricordano un altro cialtrone che doveva andare in Africa dopo l'incarico di sindaco... Hanno proprio la faccia come il posteriore!
Nel caso di Veltroni, secondo me si tratta delle classiche sparate da politico, stile "Mi ritiro appena trovo il mio successore"(Berlusca) o "La Lega dopo il federalismo si scioglierà(Bossi)".
Cofferati invece è un caso differente: a Bologna ha fallito, perdendo pezzi del suo elettorato. Poteva non candidarsi sparando una michiata stile "meglio trovare un candidato unitario", invece ha voluto trovare una scusa nobile per ritarsi, quella del figlio con tanto di pompino giornalistico della Concita, che doveva far vergognare chi diceva che si ritirava per paura di perdere.
Leggi questi pezzi di Luca Sofri, dicono bene che delusione stia diventando Cofferati per quelli in cui credono alla sinistra
http://www.wittgenstein.it/2009/04/07/sulla-candidatura-cofferati-e-su-quella-scalfarotto/ e http://www.wittgenstein.it/2009/04/10/the-trouble-with-sergio/
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